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Fattori di rischio legati all’eccesso di peso

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Molte delle malattie che colpiscono l’uomo non rappresentano l’esito di eventi incontrollabili che avvengono spontaneamente per cause endogene, ma sono spesso il risultato di cattive abitudini di vita perduranti nel tempo. E’ l’uomo stesso che, in una sorta di “cupio dissolvi”, si autoinfligge molte sofferenze attraverso comportamenti irrazionali e autolesivi. L’elencazione di questi comportamenti potrebbe essere molto lunga e certamente resterebbe incompleta perché molti dati non sono ancora disponibili; certo è che, per universale ammissione, i più comuni e dannosi sono il fumo, l’alcol, lo stress e il sovrappeso. Una conseguenza della vita moderna, che mantiene e rinforza (in termini quantitativi) vecchie abitudini alimentari nonostante la diminuzione di tutte le attività fisiche, consiste nella tendenza dei singoli ad aumentare di peso. Anche questo è un danno autoinflitto che favorisce l’insorgenza di molte situazioni patologiche. Negli ultimi 50 anni, in tutto il mondo occidentale, Italia compresa, la razione giornaliera media è progressivamente aumentata privilegiando come macronutrienti i grassi e gli zuccheri semplici a sfavore dei carboidrati complessi (pane e pasta). Se grazie a ciò le classiche malattie carenziali del passato remoto e recente sono praticamente scomparse, si sono affacciati alla ribalta una serie di disordini metabolici un tempo rilevabili solo nelle minoranze economicamente facoltose e, perciò, ben nutrite. La nutrizione costituisce certamente uno dei più importanti fattori di benessere che, interagendo con una serie di cofattori integrati, può addirittura portare a un miglioramento generazionale. A tale proposito si può affermare che le curve di accrescimento staturale registrate alla leva militare, che si sviluppano parallele a quello dello stato di nutrizione della popolazione, dimostrano l’interdipendenza dei due fenomeni. Tuttavia, oggigiorno, in una più generale ottica di monitoraggio della salute pubblica, l’attenzione deve incentrarsi sull’eccesso di peso che in troppi casi, già manifesto in età prescolare, tende a crescere nelle età successive. Dal momento che di tale fenomeno non possono essere considerati responsabili i bambini e gli adolescenti, si evince come sia ormai urgente la necessità di una vera e propria rieducazione alimentare della popolazione italiana adulta. Da questi presupposti e da questa necessità scaturiscono le recenti proposte intese a rivalutare l’alimentazione da millenni tradizionalmente diffusa nel nostro Paese che, per motivi di ordine non solo gastronomico e nutrizionale, si è voluta battezzare come “dieta mediterranea”. Sono stati fatti numerosi studi per valutare la relazione tra il peso corporeo e i tassi di mortalità e di morbosità. Premesso che è nozione ormai universalmente accettata quella secondo la quale l’eccedenza ponderale condiziona la durata della sopravvivenza, si è anche dimostrata una certa corrispondenza tra determinate patologie e peso corporeo. I tassi di mortalità in rapporto al peso corporeo mostrano che gli individui che muoiono per neoplasie del polmone, dello stomaco, o per tubercolosi, tendono a essere magri, mentre coloro che muoiono per patologie cardio e cerebrovascolari, diabete e neoplasie del colon tendono al sovrappeso. L’obesità accentua il rischio e peggiora la prognosi della malattia coronarica attraverso l’ipertensione arteriosa e l’ipocolesterolemia. Recentemente si è attribuita notevole importanza anche alla distribuzione del grasso nell’organismo, definita in base al rapporto esistente tra la circonferenza della vita e quella dei fianchi: infatti la distribuzione androide del grasso, cioè un eccessivo deposito in sede addominale con indice superiore a 0,8, esporrebbe a un rischio maggiore di quanto non si abbia per una distribuzione ginoide, cioè un deposito prevalente a livello dei fianchi. L’obesità è associata anche a una più elevata morbosità. Sia gli uomini che le donne obese sono più esposti al rischio di diabete, colecistopatie, calcolosi biliare, gotta, artrite, alcune forme neoplastiche, ernie ed affezioni dermatologiche; essa è inoltre responsabile di un notevole stress psicologico. L’obesità aumenta anche il rischio per alcuni interventi chirurgici minori, poiché facilita gli eventi trombo-embolici e le infezioni bronco polmonari mentre ostacola e ritarda la cicatrizzazione postoperatoria. Ma non è solo l’eccesso quantitativo degli alimenti che è in grado di interferire negativamente con lo stato di salute individuale. Anche una dieta ben ponderata in termini energetici, ma squilibrata nei suoi vari componenti in macro e micronutrienti, può divenire responsabile dell’insorgenza di malattie cardio e cerebrovascolari e dei tumori della mammella, quella di carboidrati il diabete, quella dei nitrati e del cloruro di sodio i tumori dello stomaco, quella della carne e dei grassi i tumori del colon, quella del colesterolo i calcoli biliari, quella dello zucchero la carie dentaria, quella dell’alcol la cirrosi epatica, ecc… ed ancora, la carenza di vitamina A, B2 (riboflavina) e C favorisce la comparsa di neoplasie esofagee, quella dello iodio il gozzo tiroideo, ecc…

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