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AGRUMI DI SICILIA: TANTA QUALITA’, POCO MERCATO

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Alta qualità ma difficoltà di inserimento nel mercato. Agrumi e vino in Sicilia sono contrassegnati dallo stesso destino, anche se negli ultimi anni il settore vitivinicolo si è mosso con grande vivacità e per esso si aprono sempre migliori prospettive. Oltre metà della produzione agrumicola nazionale è concentrata in Sicilia: su 3 milioni 200 mila tonnellate, un milione 767 mila è l’apporto dell’Isola.
Ma l’esportazione all’estero di arance, limoni, mandarini e clementine è fermo al 7,7% dell’intera produzione italiana, mentre la Spagna è leader mondiale con il 57%. I dati sono contenuti in uno studio della Confederazione italiana agricoltura. I paesi dell’area del Mediterraneo, in termini di produzione, sono al secondo posto nella classifica mondiale dopo il Brasile: 17,8 milioni di tonnellate, contro i 19,7 del paese sudamericano. Gli Stati Uniti si fermano a 15,7milioni di tonnellate.
Mentre gli agrumi dell’area mediterranea sono prevalentemente commercializzati come prodotto fresco, la produzione di Usa e Brasile viene assorbita dall’industria del succo concentrato. Per quanto riguarda l’esportazione di arance italiane, il principale mercato è la Germania (48%), seguito dalla Svizzera (26%) e dall’ Est europeo (22%).
Tra le difficoltà maggiori dell’agrumicoltura siciliana, la dispersione dell’offerta: nell’Isola esistono 38 associazioni di prodotto, di cui 10 per i soli agrumi e 28 per l’ortofrutta, nonostante un regolamento comunitario che risale al ’96 e che si prefiggeva il rafforzamento delle organizzazioni dei produttori.
Il risultato è che la Sicilia utilizza l’1,7% dei fondi messi a disposizione dai Programmi operativi, contro il 45% dell’Emilia Romagna e il 31% del Trentino Alto Adige. Il comparto vitivinicolo vede in Sicilia una produzione di oltre 7 milioni di ettolitri di vino. Su una superficie coltivata di 156 mila ettari, 18.500 sono impianti di uve da tavola.
Il prodotto imbottigliato rappresenta circa il 15%. Solo il 2% del totale è Doc e sono 18, secondo i dati del 2000, i vini a Denominazione di origine controllata riconosciuti nell’Isola. Anche nella vitivinicoltura la Sicilia sconta l’estrema frammentazione delle aziende.
Diego Planeta, proprietario dell’omonima cantina, è anche presidente di una cooperativa e spiega che su 2.300 soci, 700 hanno appezzamenti di dimensioni fino a mezzo ettaro; 800 sono i soci che possiedono un ettaro di terra. Sul fronte delle esportazioni l’Isola sconta il basso costo del prodotto sfuso, che ha come principale mercato la Francia, anche se si va sempre più affermando un prodotto di nicchia di alta qualità che trova conferme fuori dalla Sicilia. Nel comparto dell’ uva da vino, Trapani ha la leadership nella coltivazione, con con il 53% della superficie regionale. Le uve bianche costituiscono il 77% della produzione in Sicilia. Tra le nere, il cultivar prevalente per la vinificazione è il Nero d’ Avola (10%), mentre Merlot, Cabernet, Sauvignon, Syrah e Cabernet Franc rappresentano percentuali molto modeste. Tra le bianche, il Catarratto raggiunge il 46%; seguono il Trebbiano e limitate superfici di Chardonnay e Muller Thurgau.
Il tradizionale sistema ad alberello oggi costituisce il 21% del sistema di coltivazione, mentre il 64% degli impianti è a spalliera.

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