Il carcinoma del colon retto rappresenta una delle più frequenti cause di morte per neoplasia nei paesi occidentali. Si calcola che la sua incidenza sia del tutto in aumento; solo in Europa, infatti, ogni anno vengono diagnosticati 200.000 casi. Si tratta di una forma di neoplasia che si manifesta frequentemente intorno agli anni 60 (raramente prima dei 40), che non apporta sostanziali differenze nei due sessi per quanto concerne la localizzazione colica, cosa che, invece, cambia a livello rettale, in cui è stata riscontrata una maggiore incidenza nel sesso femminile. Le stazioni organiche più colpite sono il retto nel 50 % dei casi, il sigma nel 20%, il colon ascendente al 16% ed il trasverso con flessura splenica all’8%. Le cause provocanti tale neoplasia sono sconosciute, nonostante determinati studi epidemiologici abbiano identificato possibili fattori di rischio, quali: – abitudini alimentari: una dieta scarna di fibre ed incentrata sui grassi determina l’andamento della neoplasia, secondo dei criteri per cui la stessa sarebbe in grado di influenzare lo sviluppo della neoplasia. E’ bene sapere che il grasso alimentare può favorire direttamente o indirettamente l’incremento del turnover epiteliale, attraverso il metabolismo degli acidi biliari, i quali vengono espulsi e convertiti in promotori tumorali dai batteri siti nel lume intestinale. -Le fibre alimentari, invece, hanno la capacità di legare i grassi e gli acidi biliari, inibendo, attraverso un’azione diluente, l’attività promotrice degli stessi; – Fattori genetici: identificazione delle sindromi ereditarie associate alla presenza di polipi adenomatosi (malattia ereditaria trasmessa attraverso un meccanismo autosomico dominante) e allo sviluppo di neoplasie del grosso intestino; – Polipi neoplastici: con trasmissione maligna più frequente rispetto agli adenomi villosi e tubulo-villosi rispetto a quelli tubulari. Frequente anche nelle lesioni multiple ed in quelle con maggiori dimensioni (oltre i 2,5 cm); – Malattie infiammatorie intestinali: la colite ulcerosa può essere contrassegnata dallo sviluppo di un carcinoma del colon-retto, a sua volta condizionato dalla durata e dall’estensione della malattia. Il rischio è di circa 20 volte superiore a quello della popolazione generale per i pazienti con una malattia della durata superiore ai 10 anni. Rilievi analoghi, ma a livelli estremamente più bassi, sono stati riscontrati anche nel morbo di Crohn. Al 70% dei pazienti il carcinoma viene diagnosticato come neoplasia chirurgicamente aggredibile, mentre al restante 30% dei pazienti il carcinoma viene diagnosticato come neoplasia metastatica. Il 25% dei pazienti operati radicalmente presenta una ripresa in un tempo variabile. Le manifestazioni cliniche della neoplasia possono presentarsi con una serie di sintomi e segni che, oltre dallo stadio della malattia, dipendono anche dalla sua localizzazione all’interno del colon e del retto: – Colon destro: le lesioni ivi sviluppatesi sono per lo più vegetanti, spesso di notevoli dimensioni, talvolta ulcerate e facilmente sanguinanti. Clinicamente, si possono determinare le seguenti anomalie: anemia, dolore non molto intenso, subcontinuo, al quale si può associare una vaga sintomatologia dispeptica; astenia, correlata all’anemia; formazione di massa palpabile al tatto; anoressia e dimagrimento a vista d’occhio. – Colon sinistro: le neoplasie che interessano questa zona si sviluppano prevalentemente in modo infiltrante, determinando un ostacolo alla canalizzazione. Clinicamente, si individuano: modificazioni dell’alvo dato da stipsi o diarrea (più in generale dall’alternanza tra i due stati opposti); presenza di sangue nelle feci, a volte in modesta quantità altre volte, invece, in misura più abbondante; dolore addominale, diffuso in tutto l’addome. Il carcinoma del colon-retto si diffonde per continuità, bucando in profondità la parete intestinale; per contiguità, interessando organi vicini con possibile formazione di fistole nell’intestino tenue, nella vescica e nello stomaco; per propagazione endocavitaria, causando carcinosi peritoneale (talvolta anche metastatizzazione a livello pelvico); per via linfatica; per via ematica. In passato il sistema più utilizzato per individuare il carcinoma del colon-retto era quello di Dukes (1932) modificato 20 anni dopo da Astler e Coller. Attualmente, si utilizzano più comunemente la classificazione TNM e le classificazioni associate AJCC (American Joint Commettee on cancer) e UICC (Union Internationale contre le Cancer) per avere una stadiazione separata e parallela sia del tumore primitivo, sia del coinvolgimento linfonodale, che delle metastasi a distanza.
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