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Complicanze di sovrappeso e obesità

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Le prime concrete conseguenze a danno dei principali organi e apparati investono anzitutto quello respiratorio, a carico del quale si realizza un quadro di insufficienza ventilatoria di tipo restrittivo. Nei paesi occidentali si è scatenata una vera e propria emergenza di sovrappeso e obesità. Si stima che la causa principale sia da ricercarsi nella sovralimentazione unita ad un aumento della denutrizione causata dall’impoverimento dei nutrienti nei cibi. Le prime concrete conseguenze dell’obesità a danno dei principali organi e apparati investono anzitutto quello respiratorio, a carico del quale si realizza un quadro di insufficienza ventilatoria di tipo restrittivo. La rigidità della cavità toracica indotta dalle pareti ispessite dal grasso sottocutaneo e dalle ridotte escursioni del diaframma sospinto verso l’alto dalle masse adipose intraddominali, comporta una riduzione di tutti i volumi respiratori statici e dinamici sino a situazioni di ipoventilazione con deficit dell’assunzione di O2 e dell’eliminazione di CO2. In ambito respiratorio, aspetto affatto peculiare assume la sindrome di Pickwick che consiste in un’obesità iperfagica accompagnata da eccessi incoercibili di sonnolenza, ipoventilazione alveolare e insufficienza cardiaca. Altre precoci complicazioni si osservano a carico dell’apparato osteoarticolare: dalle artralgie alle osteoartrosi prevalenti nei segmenti più bassi della colonna vertebrale, nelle caviglie, nelle ginocchia e nei piedi a carico dei quali si osservano frequentemente grossolane iperostosi e osteofitosi. L’obesità si associa assai spesso a ipertensione e in molti casi quest’ultima può essere ricondotta ai suoi valori normali dalla semplice osservanza di corrette abitudini alimentari. Nelle donne non è raro che l’eccesso di peso si accompagni a dismenorrea o a vera e propria amenorrea. Costante, negli obesi di una certa gravità, è il reperto di steatosi epatica dimostrabile con metodiche invasive (ago-biopsia epatica) o non invasive (ecografia); essa è riducibile, sino a totale scomparsa, con il dimagrimento indotto dal regime dietetico. Frequente è la colelitiasi colesterolica favorita dalle alterazioni dell’assetto lipidico del siero. Non trascurabile è l’incidenza di patologia dermatologica. Infatti, per l’alterato rapporto tra massa e superficie corporea e per l’azione coibente esercitata dal pannicolo adiposo sottocutaneo ispessito, la dispersione termica è ostacolata con necessità di una maggiore produzione di sudore; questo si deposita all’interno delle grosse pliche cutanee e, mescolandosi coi prodotti sebacei e di desquamazione della pelle, produce un ottimo terreno per la proliferazione di varie specie batteriche responsabili di irritazioni e infezioni cutanee. Da rilevare, infine, che un’alterazione del metabolismo energetico, cui possono seguire alterazioni ormonali, è uno dei fattori etiopatogenetici della pannicoopatia edematofibrosclerotica (cellulite). L’aumento di peso è quasi costantemente accompagnato a quadri dislipidemici per l’aumento dei tassi di colesterolo, trigliceridi e lipoproteine a bassa e bassissima densità (LDL, VLDL), cui fa riscontro il basso tenore di lipoproteine ad alta densità (HDL) universalmente riconosciute come protettive nei confronti dell’aterosclerosi; il tutto è probabilmente da ascrivere all’eccessiva assunzione di zuccheri semplici. A ciò si aggiunge una precarietà del metabolismo glucidico per scarsa tolleranza al glucosio e aumento dell’insulinemia; ciò prefigura e precorre quella sindrome nota come diabete di tipo 2° “non insulino-dipendente”(DNID) frequentissimo negli obesi. Le anomalie ematochimiche comprendono anche frequenti rialzi dell’uricemia facilitata da eventuali, e negli obesi non infrequenti, abusi alcolici. Importanti sono i disordini ormonali, a un tempo causa ed effetto dell’obesità. Le disendocrinie surrenali sono all’origine di disturbi sessuali e di ipercorticosurrenalismo: l’aumento dei glicocoarticoidi in associazione con l’iperinsulinismo, contribuisce ad alimentare il sovrappeso per il suo effetto anabolico e anticatabolico sui grassi. L’elevata concentrazione di aldosterone provoca ritenzione sodica con effetti edemigeni e ipertensivi. In ultima analisi, questa congerie polimorfa di deviazioni metaboliche, ormonali, respiratorie, ematochimiche, ecc., finisce per accelerare i processi aterosclerotici e conferisce quindi all’obesità quelle caratteristiche di vero e proprio fattore di rischio indiretto per le malattie del miocardio e dei vasi arteriosi soprattutto coronarici, cerebrali e renali.

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