L’obesità

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Allarme obesi.
Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della salute, anche nel nostro Paese l’obesità, e in particolare l’obesità infantile, è in forte aumento. Le stime  più recenti infatti presentano un quadro nero: il 30-35 % dei giovani italiani è colpito da questa grave patologia. In generale su 5 milioni di grassi, 800 mila sono obesi gravi. Secondo l’Istat, l’incidenza è maggiore nel Sud Italia. Maglia nera è la Campania. Non va meglio in America e nel resto d’Europa dove tale aumento è stato riscontrato prima che in Italia. E il trend sembra proseguire in questa direzione.

La malattia.
L’obesità è una patologia cronica causata dall’accumulo di massa grassa in eccesso variamente distribuita in diverse parti del corpo. È possibile fare una stima della massa grassa servendosi dell’Indice di massa corporea, ricavabile dal rapporto tra peso in chilogrammi del soggetto e altezza al quadrato. Non sempre però questo sistema risulta preciso, infatti, un soggetto può risultare pesante a causa di una massa muscolare molto sviluppata, pur non essendo grasso. Per questo, l’indice di massa corporea è spesso integrato con altri sistemi, come la misurazione dell’addome.
Al di sopra di un certo peso, si può parlare di malattia cronica che, generalmente, comporta l’insorgenza di malattie cardiovascolari e una aspettativa di vita qualitativamente e quantitativamente molto ridotta rispetto a quella dei soggetti non colpiti da obesità.

Le cause.
Varie sono le cause che portano un individuo, e specialmente un bambino, all’obesità. Innanzitutto c’è da dire che la diete europee sono generalmente ricche di grassi. Nonostante la dieta mediterranea sia quella che presenta i maggiori pregi dal punto di vista nutrizionale, anche da noi si stanno diffondendo sempre di più mode alimentari importate dall’estero, che comprendono pasti sbilanciati dal punto di vista calorico. A ciò si aggiunge il consumo sempre maggiore di bevande analcoliche molto zuccherate, molto amate dai giovanissimi. Fatto ancor più grave è la graduale scomparsa sulle nostre tavole di frutta, verdura e ortaggi, ancor più accentuata nei paesi del Nord Europa. Uno stile di vita sedentario poi, associato ad una dieta squilibrata, è la maggiore causa di obesità. Assolutamente da non trascurare è una possibile predisposizione genetica all’obesità, presentata da alcuni soggetto.

Non meno importante è però il fattore psicologico. Spesso si mangia per compensare delusioni, paure, insuccessi o stati d’ansia che possono generare uno grave stato di non ritorno nel paziente, fino a giungere a comportamenti quasi autolesionistici (quale può essere l’impulso a farsi del male causata da malesseri psicologici, come ad esempio la carenza d’affetto). Altre volte, l’obesità può essere causata dall’assunzione di alcuni farmaci, come insulina, antidepressivi , sulfonirulee, antipsicotici).

Le conseguenze dell’obesità.
Gravissimi possono essere gli effetti dell’obesità sulla salute del paziente. Generalmente, si ritiene che il soprappeso sia la principale causa di malattie cardiovascolari e di infarti ma spesso si trascura che anche una buona fetta di tumori (come il cancro al fegato, al pancreas, etcc.) sono spesso diretta conseguenza dell’eccesso di massa grassa. Anche il diabete può derivare da obesità. Si è osservato infatti che l’incidenza del diabete aumenta con l’aumentare del peso e della massa grassa.   

Le cure.
Il miglior modo per curare l’obesità non è  semplicemente togliere peso, bensì operare un approccio competente e multidisciplinare, onde ridurre sì il peso e la massa grassa del paziente ma, principalmente, rimuovere anche le cause che hanno portato la persona ad ingrassare. Eliminare il peso e lasciare intatte le cause, risulta perciò inutile e dannoso. Non esistono pertanto cure precostituite ma queste vanno cucite addosso al paziente, in un’ottica del tutto personalizzata. Il medico che intende curare un paziente affetto da obesità patologica, deve pertanto studiare una cura adatta a quel singolo paziente. Deve lavorare con lui e guidarlo nel processo di cura, tenendo conto degli aspetti fisiologici, sociali, e psicologici. Non deve rendere il paziente un semplice elemento passivo della cura, prescrivendogli semplicemente una dieta, ma impegnarsi con lui per il raggiungimento di un risultato concreto e soprattutto duraturo. Il medico deve educare e non semplicemente prescrivere, tentando anche di conferire al paziente capacità di autogestione.

Elemento fondamentale però è che il paziente debba riconoscere il suo stato di salute, deve essere consapevole che necessita di cure ed accettarle. Il medico, dal canto suo, deve invece intervenire su tutti i livelli, imponendo sì diete di varia natura, ma lavorando, ove opportuno, anche sulla psiche del paziente. Notevoli risultati sono stati raggiunti da equipe congiunte, formate da medici specialisti nella nutrizione e da psicologi anche se l’intervento della psicologia non è sempre necessario, ma solo in quei casi in cui l’aumento di peso è collegato a implicazioni di natura psicologica.   

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