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La flora batterica e le recenti scoperte: lo studio di Pettersson sul collegamento tra flora batterica e cervello

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Studi recenti hanno dimostrato che la flora batterica, sarebbe in grado, in alcuni casi, di influenzare il nostro cervello: durante le prime fasi dell’esistenza, infatti, i batteri che risiedono nell’intestino agiscono sul sistema nervoso centrale, plasmandone funzionamento e sviluppo.

Sarebbe questo il motivo per cui avvengono le classiche sensazioni ‘a pelle’, o, per meglio dire, le reazioni ‘di pancia’: è la tesi diretta da uno studioso, il professor Sven Pettersson e pubblicata su “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS) per il Karolinska Institutet.

Ma cerchiamo prima di tutto di capire cos’è la flora batterica: essa rappresenta un insieme di specie di microbi che colonizzano determinate zone del nostro corpo, in particolare quelle più esposte come la cute, o quelle che comunicano con l’esterno, come il cavo orale, il tratto gastrointestinale, le vie respiratorie, la vagina e le basse vie urinarie.

Questo processo così delicato avviene sin dai primi momenti di vita di un corpo: quando il feto si trova nel grembo, esso non gode di una propria flora batterica, ma a contatto con l’apparato genitourinario della madre durante il momento del parto, esso verrà a contatto con diverse specie di microbi che nel corso del giorni successivi si insedieranno sul suo corpo per dare vita ad un complesso “ecosistema” composto dalla sua flora batterica.

Si tratta di un vero e proprio scambio di interazioni che non è assolutamente dannoso: mentre il corpo umano fornisce substrati nutrivi alla propria flora batterica, essa in cambio lo protegge dai patogeni, impedendo lo sviluppo di altri microrganismi nel medesimo habitat.

Secondo gli scienziati del Karolinska Institute – che hanno condotto una ricerca sui topolini – la flora batterica intestinale avrebbe un impatto molto forte sul cervello e sul suo funzionamento e sviluppo: in effetti, a ben pensarci, già da tempo si sostiene che l’intestino sia “il secondo cervello dell’uomo”, proprio perché anch’esso ricco di nervi e strettamente collegato con il cervello; inoltre, esistono prove tangibili del fatto che molte delle malattie neurologiche – come l’autismo – possano essere riconducibili a problemi intestinali.

Il gruppo guidato da Pettersson ha così creato dei topolini senza flora intestinale, e li ha monitorati sin dalla nascita fino all’età adulta: dalla ricerca è emerso che essi sono più attivi, più coraggiosi e meno ansiosi dei topi cresciuti in condizioni normali – ovvero con la flora batterica – e parecchie sono le differenze riscontrate sia a livello strutturale che a livello funzionale all’interno del cervello, senza considerare che  queste differenze di comportamento possono essere prevenute nei topi solo se nei cuccioli viene ripristinata quasi subito la flora batterica, altrimenti quelle differenze diventano irreversibili.

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