NATALE: TRISTI MA NON SI RINUNCIA AI DOLCI
Tristi e sconsolati, ma ai dolci non si rinuncia. La metà degli italiani va incontro alle feste con tristezza e tendenza alla depressione, ma non riesce a rinunciare affatto a dolci, torte e torroni. Panettone e torroni sono infatti al primo posto (54,5%) seguiti dai piatti tradizionali (42,4%), mentre solo il 3% dice di non potere rinunciare a vino e spumante.
A sondare le preferenze a tavola e lo stato d’animo dell’Italia a Capodanno è stato la rivista Staibene in collaborazione con l’Istituto di medicina sperimentale del Cnr. Il 57,6% degli italiani ritiene che ritrovarsi a tavola per le festività’ sia una piacevole occasione per stare assieme ai propri parenti, ma un italiano su tre lo considera un impegno al quale si sottrarrebbe.
Il 24,7% considera i doni un dovere imposto dalla nostra società e per quasi il 20% è addirittura un vero e proprio stress. In sostanza la notte che introduce il nuovo anno mette in crisi gli italiani: la metà circa non sa proprio dove andare e il 13,7% é angosciato al pensiero di lasciarsi alle spalle un altro anno. Gli ottimisti sono, a conti fatti, piuttosto pochi: un 23,3% fa buoni propositi per il futuro e un altro 15,1% è contento perché può chiudere una pagina e aprirne una nuova.
A NATALE VIA LIBERA ALLE MANGIATE!
Secondo una indagine condotta dalla rivista “Salute naturale” 4 italiani su 10 hanno seguito una dieta in previsione del Natale. La preoccupazione di ingrassare durante le festività è infatti così tanta e vera che gli italiani si sono voluti preparare per tempo. Il 21% dei 953 intervistati ha affermato di aver mangiato meno nelle settimane che hanno preceduto il Natale, mentre il 14% si è dedicato all’attività fisica per buttare già qualche chilo di troppo. Dato curioso il fatto che la maggior parte delle persone che si sono dichiarate attente alla linea sono state gli uomini, con il 53% degli intervistati. Attenzione però a non rovinare esagerando!
PESCE PER LA VIGILIA DI NATALE: D’ALLEVAMENTO O DI MARE? CONSIGLI
Anche l’anguilla, il salmone, i gamberi, gli scampi e le aragoste? Ebbene sì, anche loro! Con orate, spigole e si allevano in vasche, gabbie o recinti marini. L’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori ricorda il regolamento comunitario n.104/2000 sulla classificazione dei pesci entrato in vigore dal 1 gennaio 2002 e sulla corretta compilazione delle etichette. L’altro regolamento comunitario, n.2406/1996, che stabiliva tre categorie di freschezza del pesce, Extra, A e B, e’ spesso non applicato dai commercianti (che poi si lamentano, se succede un problema come nel caso della mucca pazza) perché, guarda caso, non sono previste sanzioni. La stragrande maggioranza degli allevamenti e’ di tipo intensivo, dove i pesci vengono nutriti con farine animali(!!!), ma esistono anche quelli estensivi (es. Orbetello). Ovviamente si suggerisce ai consumatori di rivolgere la propria attenzione al pesce pescato in libertà’, in particolare quello azzurro, che oltretutto e’ anche più saporito. Quanto alla freschezza consigliamo di osservare l’occhio del pesce (deve essere convesso e limpido), la consistenza della carne (dopo pressione con un dito deve tornare rapidamente allo stato iniziale), le branchie (devono essere rosse e rigide).
Attenzione alle spigole e alle orate vendute a prezzi stracciati: probabilmente arrivano dagli allevamenti di Malta, Grecia e Turchia. Comunque chiedere sempre il luogo di provenienza del pesce e le modalità di allevamento. Informarsi fa bene alla salute.