Le vitamine, in generale, sono note come sostanze indispensabili, la cui carenza provoca malattia particolarmente gravi. L’organismo le prende dall’esterno, in quanto è incapace di fabbricarle da solo. La maggior parte delle vitamine si trova nei vegetali; esse sono indicate con alcune lettere dell’alfabeto (A, B, C, D, E, K).
Fatta questa sintetica premessa, un quadro che ben identifica le vitamine, cercheremo di capire, in dettaglio, le loro proprietà e la loro vasta utilità.
Fin dalla più tenera età si raccomanda ai bambini di mangiare frutta e verdura perché contengono le vitamine, e le vitamine fanno bene al corpo.
Le vitamine sono caratterizzate da varia struttura chimica, in ogni caso non possono essere sintetizzate dal nostro corpo; si trovano, però, in vari alimenti, soprattutto di origine vegetale e, per questo motivo, dobbiamo assumerne ogni giorno attraverso i cibi. Non sono necessarie in quantità elevate, ma la loro presenza nel nostro organismo è indispensabile poiché molte di esse coadiuvano la funzione degli enzimi, agendo da coenzimi. Concorrono in numerose funzioni dell’organismo, come la coagulazione del sangue, la difesa delle infezioni e le funzioni nervose; tra l’altro, neutralizzano l’azione di alcuni derivati attivi dell’ossigeno coinvolti nell’invecchiamento e in malattie come il cancro e l’aterosclerosi.
L’azione delle vitamine è in genere piuttosto specifica: la loro carenza, chiamata avitaminosi, determina la comparsa di alterazioni caratteristiche che possono regredire somministrando la vitamina mancante. Per esempio, la pellagra è una malattia legata a carenza di vitamina PP o niacina ed è responsabile di un quadro clinico detto “delle 3D”: demenza, dermatite e diarrea. Il termine “niacina” designa sia l’acido nicotinico sia la nicotinammide, entrambi essenziali nella dieta: tali composti fanno entrambi parte dei coenzimi NAD e NADP. L’acido nicotinico e la nicotina contenuta nelle sigarette, malgrado il nome simile e benché abbiano una parentela strutturale, non hanno alcun legale funzionale nell’organismo umano: dunque, non si può pensare di curare la pellegra fumando molto. In realtà, ai nostri giorni la pellegraè quasi esclusivamente una curiosità medica, poiché è stata praticamente debellata.
Lo scorbuto è stato per secoli la malattia dei marinai, in quanto i lunghi mesi trascorsi a bordo delle navi, mangiando gallette e carne essiccata, privavano gli uomini di mare soprattutto della preziosa vitamina C la cui carenza produceva un grave quadro clinico caratterizzato da caduta dei denti, dolori articolari, affaticamento, destinato a un esilio fatale.
Il beri-beri è invece una malattia neurologica che, dal XIX secolo agli inizi del XX, si calcola abbia causato la morte di centinaia di migliaia di persone la cui dieta si basava sul riso brillato, privo cioè dell’involucro esterno che riveste i chicchi. In tal caso, responsabile è la carenza della vitamina B o tiamina: colpisce in particolare il cuore e i nervi periferici.
Questa malattia ha un particolare valore storico, in quanto è proprio dal suo studio che, verso il 1915, il biochimico polacco Casimir Funk comprese che alcune malattie sono provocate dalla mancanza di sostanze contenute negli alimenti: nel 1920 egli coniò il termine vitamine, cioè “ammine della vita”.
L’identificazione delle vitamine fu completata nel 1960.
In base alla solubilità nell’acqua o nei lipidi, si distinguono vitamine idrosolubili e liposolubili. Le vitamine idrosolubili vengono eliminate dall’organismo, le vitamine liposolubili, invece, possono accumularsi nei tessuti, soprattutto in quello adiposo: pertanto, se è vero che quantità scarse di vitamine (ipovitaminosi) sono dannose, è bene ricordare che lo sono anche quantità eccessive (ipervitaminosi).
Nel mondo occidentale, forme di ipovitaminosi si verificano in condizioni molto particolari e richiedono una terapia adeguata; una dieta varia in grado di offrire le vitamine di cui il corpo necessita.
In un organismo sano, dosi supplementari di composti vitaminizzati possono essere non solo inutili ma addirittura dannose, specialmente a carico delle vie urinarie.
Come già citato, le vitamine possono essere considerate catalizzatori delle reazioni biologiche.
La vitamina A, detta anche retinolo, è un alcol, la cui molecola contiene, oltre al carbonio e all’idrogeno, un solo atomo di ossigeno nell’ossidrile alcolico. Oltre ad essere un alcol, la vitamina A è un diterpene monociclico, in quanto si chiamano terpeni tutti i composti che hanno nella molecola la stessa unità isoprenica del caucciù, che nella molecola della vitamina A è presente due volte. La vitamina A è presente nelle carote, nei pomodori, nelle uova, nel latte e nell’olio estratto dal fegato dei pesci (ad esempio olio di fegato di merluzzo) ed è attiva soprattutto nel periodo di crescita.
La vitamina B, che è un’ammina contenente zolfo nella molecola, quindi una tiammina, è presente nelle uova, nella frutta, nei cereali e nel lievito di birra. In particolare, la vitamina B2 o riboflavina, favorisce la crescita ed è presente nel lievito, nel latte, nella carne, nel granoturco, negli spinaci, nei piselli e nell’albume dell’uovo.
La vitamina C o acido ascorbico è presente negli agrumi e nella frutta fresca ma è presente anche nei cavoli, nei pomodori e nei peperoni.
La vitamina D o calciferolo, che interviene nella formazione delle ossa ed è presente nel latte, nelle uova, nell’olio di fegato dei pesci e viene assorbita dall’organismo solo sotto influenza della competente ultravioletta dei raggi solari.
Meno note sono la vitamina K è essenziale per la coagulazione del sangue; la vitamina P, che è la citrina presente negli agrumi; la vitamina PP o nicotinammide, importante per il metabolismo degli zuccheri e presente nel fegato, nel lievito e nella crusca dei cereali.
Ci sono, inoltre, delle vitamine capaci di distruggere i radicali liberi, causa di invecchiamento, che sono oggetto di ricerca e di vendita per le industrie di vitamine ed integratori per tale scopo. Queste vitamine capaci di tale azione naturale sono la vitamina E, la vitamina C, il beta-carotene (il pigmento arancione precursore della vitamina A presente nelle carote e negli altri vegetali). Sebbene queste vitamine possano rivelarsi altamente benefiche nella dieta per la loro capacità di rimuovere radicali liberi, studi compiuti sui ratti e topi non hanno fornito evidenze convincenti circa il loro ruolo nel ritardare il processo di invecchiamento e quindi nell’incrementare la durata della vita.
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