La sindrome dell’intestino irritabile è il disturbo più comune e frequente senza cause organiche. Questa patologia viene definita in vari modi diversi tra loro: colon irritabile, colon spastico e colite mucosa,tutti indicanti lo stesso problema. L’oggetto causante la sindrome non è ancora ben noto, ma i soggetti affetti dal problema sono tutte particolarmente ansiose, con frequenti manifestazioni di tensione o aggressività, spesso addirittura di depressione. I soggetti affetti dalla sindrome del colon irritabile hanno spesso abusato di sostanze lassative, fermentando, assieme agli stimoli emotivi, l’attività motoria del colon. Si pensa, infatti, che la sindrome rappresenti un’esagerazione delle normali funzioni, con attività disordinata e non coordinata del colon. Sindrome che colpisce di preferenza soggetti femminili, il soggetto che ne è affetto avverte dolore e gonfiore all’addome, accompagnati da diarrea o stipsi. Il dolore è una condizione sempre presente in tutti i soggetti e può insorgere in qualsiasi parte dell’addome, ma più comunemente si manifesta al fianco sinistro. Talvolta, il dolore si localizza nel torace, nella regione lombare o nelle natiche; peggiora con l’assunzione di cibo ed è raro nelle ore notturne. Possono manifestarsi problemi di stipsi con distensione addominale o, al contrario, episodi piuttosto violenti e improvvisi di diarrea e, dopo la defecazione, di espulsione di semplice muco. Alcuni soggetti accusano anche una cattiva digestione e un senso di pienezza dello stomaco subito dopo i pasti. Come già detto prima, si posso individuare: – sindrome del colon irritabile o colite spastica: è quella più comune e meno grave ed è causata dalla facile irritabilità del colon. Si manifesta con sintomi lievi e banali, spesso, però, molto fastidiosi, come dolori addominali, stitichezza o, al contrario diarrea; – colite infettiva: provocata da un agente esterne, come: tifo, paratifo, tubercolosi addominale, yersinia, sighella, ameba, Cytomegalovirus, schistosomiasi ecc; – colite ischemica: si verifica per un problema inerente l’apporto di sangue al colon; – colite da antibiotici o di origine chimica (mercurio); – morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa: sono patologie estremamente gravi, le cui cause risultano tutt’oggi ignote. Trattandosi di una malattia dell’apparato digerente/escretore, in tanti pensano erroneamente che questa sindrome sia connessa all’alimentazione. In realtà, molto spesso la sindrome del colon irritabile è causata da fattori di stress psichici o, meno frequentemente, da stress fisici. Invece, una cattiva alimentazione non fa altro che fermentare lo stato di irritabilità del colon, ma non innescare la sindrome. Ciò che è importante notare è che gli alimenti “negativi” non sono gli stessi per tutti i soggetti; il che comporta che è necessario un esame individuale della dieta proposta, in quanto indicazioni generali spesso falliscono. Il paziente può cioè adottare una strategia simile a quella indicata per le intolleranze alimentari, escludendo e/o inserendo l’alimento incriminato e verificando la reazione personale. Il paziente affetto dalla sindrome del colon irritabile può anche diventare anoressico (con pericolo di morte) per evitare le 15-20 scariche diarroiche giornaliere. Ritornando alle cause dell’irritabilità del colon, se ne possono individuare fondamentalmente quattro: 1) psicosomatica; 2) dietetica; 3) peritonite; 4) intolleranza alimentare. Gli alimenti a rischio per i soggetti affetti dalla sindrome del colon irritabile sono: – Latte – Dolcificanti (sorbitolo, fruttosio ecc.) – Marmellata – Frutta: pesche, pere, prugne – Verdura: cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, rucola, cetrioli, sedano – fibre e cibi integrali (in alcuni soggetti migliorano la situazione, in altri la peggiorano) – Spezie – Caffè, tè, Coca Cola e bevande contenenti caffeina – Bibite gassate Altri alimenti sono a rischio indiretto, come per esempio tutti quelli ricchi di sale (dadi per brodo, insaccati) perché inducono a bere più del dovuto. I soggetti affetti dalla sindrome del colon irritabile devono seguire un’alimentazione fatta di piatti semplici, non elaborati, consumando i pasti in piena tranquillità. L’attività fisica, dapprima moderata, poi a intensità crescente, può essere utile ad allenare l’intestino a una certa motilità fiosologica. La limitazione dei fattori di stress e la loro gestione è fondamentale per combattere la perdurata della colite.
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