Abbinato spesso a una comune pausa dal lavoro o dallo studio ed associato alla possibilità di fare quattro chiacchiere, il caffè è una bevanda nazionale di grande consumo. A conferirne il gusto e l’aromaticità sono diversi fattori di lavorazione, come la specie, la miscela, la tostatura. Esistono diverse specie di caffè e tutte derivano da piante arboree della famiglia delle Rubiacee. Tra queste le più coltivate sono: – Arabica; – Robusta; – Liberica. L’85% della produzione mondiale di caffè è ottenuta dall’Arabica, originaria dell’Abissinia. La Liberica, coltivata in alta Guinea, in Africa Occidentale e in India, è scarsa di caffeina e, in genere, viene utilizzata per la preparazione di caffè decaffeinati. Il caffè presenta una composizione variegata; i suoi semi, infatti, si compongono di glucidi (cellulosa, zuccheri), sostanze azotate, sostanze grasse, sali minerali e alcuni componenti specifici come l’acido caffetannico e la caffeina. Oramai un rito tutto italiano, la tazzina di caffè è da sempre sotto i riflettori per la sua caffeina, il principale componente della nostra tanto amata bevanda nera, una sostanza appartenente alla famiglia degli alcaloidi, la quale influenza numerosissime reazioni biologiche, di cui alcune sono favorevoli per l’organismo mentre altre sono responsabili di effetti collaterali. Il contenuto di caffeina varia tra il caffè espresso bevuto a casa e quello bevuto al bar. Con gli apparecchi domestici il volume del liquido aumenta aggirandosi sui 35-50 ml e la quantità di caffeina varia fra i 56,4-121 mg. Nel caffè espresso del bar invece, la quantità di caffeina si aggira fra i 55,1-110,6 mg. Un consumo elevato di caffè espone l’organismo a diversi rischi: l’eccessivo apporto di caffeina, che stimola l’effetto stimolatorio sulla secrezione gastrica, può causare danni al sistema digerente a causa dell’elevata acidità dei succhi riversati nello stomaco. Infatti, il caffè è sconsigliato per tutti i soggetti affetti da ulcera, gastrite e reflusso gastroesofageo). Inoltre, da non sottovalutare l’effetto tonico e stimolatorio sulla funzionalità cardiaca e nervosa, che può rivelarsi dannoso per tutti i soggetti affetti da insonnia e ipertensione; infatti, l’aumento della dose di caffeina determina l’insorgere della tachicardia, sbalzi pressori e tremori anche in soggetti sani a lungo andare. La caffeina provoca anche un effetto lipolitico, ossia favorisce il dimagrimento, effetto, però, annullato se al caffè viene aggiunto dello zucchero (>20 calorie a cucchiaino) o del latte (>10 calorie per caffè macchiato). La caffeina ha un effetto inibitorio sull’assorbimento di calcio e ferro, favorendo l’insorgere di gravi patologie, quali anemia e osteoporosi. Detto questo, è facile capire che, in generale, la caffeina fa male al nostro organismo a causa dei suoi dannosi effetti. Ma ci sono anche degli effetti particolarmente benefici molto noti, come lo stimolo che determina sull’attività cerebrale, inducendo a una migliore capacità di apprendimento, di associazione di idee e di memorizzazione. Ma allora la bevanda nera fa bene o fa male al nostro organismo? La caffeina contenuta nel caffè è particolarmente dannosa per l’organismo e gli effetti negativi sono maggiori di quelli positivi ma, se preso in dosi giuste, il caffè non fa di certo male. Si consiglia di assumere un massimo di 300 milligrammi di caffeina al giorno (un espresso fornisce mediamente 60 mg di caffeina ed un tipo moka circa 85 mg). Ma il caffè non è l’unico a contenere caffeina, quindi attenzione! La caffeina è presente in oltre 60 specie di vegetali, tra cui il cioccolato, il tè e la coca cola, senza tralasciare il contributo degli altri alimenti. Si consiglia, ulteriormente, di non bere più di tre tazzine al giorno di caffè espresso al giorno. Per le donne in gravidanza si consiglia di bere poco caffè, limitandone al massimo il suo consumo e l’effetto dannoso della caffeina sul feto, il quale potrebbe, in questo modo, essere esposto ai suoi effetti negativi già durante la vita uterina.
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