Per ovviare agli inconvenienti registratisi col digiuno totale, anche se integrato con proteine, è stata successivamente messa a punto una dieta a bassissimo contenuto calorico di circa 500 kcal/die Per ovviare agli inconvenienti registratisi col digiuno totale (vedi articolo precedente), anche se integrato con proteine, è stata successivamente messa a punto una dieta a bassissimo contenuto calorico di circa 500 kcal/die (V.L.C.D. = Very Low Caloric Diet). Essa dovrebbe consentire un rapido calo ponderale rispettando la massa magra e quindi l’equilibrio del bilancio azotato grazie a un’abbondante integrazione proteica. Questa dieta è di solito arricchita con carboidrati i quali, a parte il loro valore energetico, sembrano indurre un risparmio nel consumo di protidi oltre a rappresentare una forma di prevenzione nei confronti dell’iperuricemia e della deplezione elettrolitica. Al contrario, alcuni autori escludono completamente i carboidrati per mantenere un basso tasso insulinemico e uno spostamento del pH ematico verso l’acidosi (chetosi) col risultato di mantenere una maggiore mobilizzazione e ossidazione degli acidi grassi liberi. In realtà sembra che l’aggiunta dei carboidrati, unitamente a quella delle proteine (oltre 1gr/kg/die) sia indispensabile per prevenire o minimizzare la perdita di tessuto muscolare. Molte ricerche e discussioni ha suscitato la scelta delle proteine da aggiungere a questa dieta: dopo il ricorso iniziale a idrolizzati proteici ricavati dal collagene o dalla gelatina già impiegati ad integrazione del digiuno totale, si è adottato, anche in seguito a una serie di decessi improvvisi verosimilmente imputabili a fatali aritmie cardiache iper o ipocinetiche, un cambiamento di strategia impiegando proteine a più elevato valore biologico. L’incremento della quota proteica è oggi infatti ottenuto mediante lo sfruttamento di alimenti solidi (carni bovine o avicole, pesce, formaggi) o liquidi (soprattutto latte). Naturalmente, in regimi calorici così ristretti e parzialmente artificiali è indispensabile la somministrazione di vitamine e sali minerali con particolare attenzione per il potassio. I risultati di questo regime dietetico consistono in una rapida riduzione ponderale che nella prima settimana può toccare anche i 4-5 kg, dovuto principalmente a una drastica riduzione del patrimonio idrico; nelle settimane successive il calo è compreso tra 1 e 2,5 kg. Questo programma deve essere accompagnato da un’opera di educazione nutrizionale, da un attento monitoraggio clinico ed ematochimico, da un adeguato regime di attività fisica e deve avvalersi di un sostegno psicologico inteso a modificare comportamenti alimentari devianti. L’entità dei risultati raggiungibili con questo protocollo lo farebbero considerare con estremo favore se non fosse per la loro labilità nel senso che risulta difficile, salvo eccezioni, conservare il peso così ottenuto. Per di più, il brusco dimagrimento e i severi sacrifici imposti dalla limitazione alimentare, talvolta seguiti da un rapido ripristino del peso di partenza, comportano non trascurabili rischi per la salute fisica e non irrilevanti problemi di ordine psicologico. Tra i più frequenti disturbi conseguenti alla pratica di questo tipo di diete si ricordano l’ipotensione posturale, l’intolleranza al freddo , la fragilità dei capelli, la secchezza e la distrofia della pelle, la chetoacidosi, le turbe del tono dell’umore sino a vere e proprie psiconeurosi. Tutto ciò fa sì che queste procedure siano limitate nell’impiego a quei casi nei quali la perdita di peso, raccomandata dal medico per ragioni ben precise e da questi attentamente seguita, sia di notevole entità e richieda tempi brevi di realizzazione.
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