La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine e, in particolare ad alcune sue componenti proteiche, chiamate gliadine, queste sostanze si trovano in particolare in alcuni alimenti come:
- Avena;
- Frumento;
- Farro;
- Kamut;
- Orzo;
- Segale;
- Spelta;
- Triticale.
I dati principali del fenomeno
Oggi in Italia la presenza di celiachia è stimata in un soggetto ogni 100/150 persone. I celiaci potenzialmente sarebbero quindi 400 mila, ma ne sono stati diagnosticati intorno agli 85.000. Ogni anno vengono effettuate cinque mila nuove diagnosi ed ogni anno nascono 2.800 nuovi celiaci, con un incremento annuo di circa il 10%.
Oggi la presenza dei soggetti celiaci ha anche avuto una risonanza nell’economia del paese, vediamo qualche dato interessante in merito:
· Il tetto di spesa per gli alimenti senza glutine al mese, a carico del servizio sanitario per una donna adulta è di 100 euro, mentre per un uomo è di 150 euro;
· Le famiglie spendono 200 euro per la diagnosi, dove non è stato applicato il decreto sulle malattie rare che consente la diagnosi gratuita anche ai parenti di primo grado;
· Le strutture di ristorazione in Italia, alberghi, ristoranti pizzerie e gelateria, che possono ospitare celiaci in sicurezza, sono 1200;
· Il numero dei prodotti senza glutine contenuti nel registro Nazionale degli alimenti è pari a 1.736. Quando nacque nel 2001 con decreto Veronesi, il registro conteneva 281 alimenti;
· Le diagnosi in Italia ogni anno sono 85.000;
· I celiaci in Italia che non sanno di esserlo sono 500.000;
· La spesa complessiva in Italia per gli alimenti senza glutine è pari a 150 milioni;
· Dal 2005 i celiaci hanno potuto contare su una legge di tutela che garantisce loro il diritto di avere un pasto senza glutine in tutte le mense pubbliche.
Com’è nata la celiachia
Le prime descrizioni della malattia vanno ricercate lontano nel tempo; nel I secolo d.C. il medico latino Celso introdusse il termine “celiaco” per indicare una malattia diarroica. Successivamente nel 250 d.C. Areto di Cappadocia, un altro famoso medico dell’antichità, annotò, in un’enciclopedia dell’epoca, i segni clinici di una malattia intestinale lunga e molto difficile da curare, identificabile con la celiachia dal greco koiliakos, “coloro che soffrono negli intestini”.
Nel 1856, Francis Adams tradusse questo termine dal greco all’inglese, coniando l’espressione “celiaci”. Pochi anni dopo, nel 1888, Samuel Gee descrisse i sintomi dettagliati di questa condizione sia negli adulti che nei bambini, predicendo che l’unico trattamento consistesse nella dieta adeguata, con pochi alimenti derivati dalla farina.
Solo a metà del XX secolo, però fu chiarito che la celiachia si manifesta in alcune persone in seguito all’ingestione di proteine del grano, che danneggiano la mucosa intestinale.
Alcune teorie suggeriscono che celiachia si sia manifestata nell’uomo quando esso passò da una dieta a base di carne e frutta secca ad una a base di grassi ad alto contenuto proteico come il grano. Comunque è solo negli ultimi 50 anni che i ricercatori hanno ottenuto una migliore conoscenza delle sue cause e di come trattarla.
Il glutine
Il glutine è una proteina contenuta nei cereali, esso è la frazione proteica contenuta nel chicco di alcuni cereali ed è formato da due componenti fondamentali:
· glutenina;
· gliadina.
La farina di frumento ne contiene dal 10% al 15% del suo peso. La gliadina è la frazione tossica, ed è presente solo nel frumento, segale, orzo, avena e triticale, mentre nel glutine di riso e di mais, la gliadina è sostituita da una proteina che non è tossica per il soggetto celiaco. Queste proteine sono contenute nella pasta, nel pane, nei biscotti, nella pizza, e causano una risposta immunitaria abnorme a livello intestinale, determinata dall’incapacità di digerirle e assorbirle.
Forme principali di celiachia
La malattia celiaca può essere considerata come parte di un più ampio spettro caratterizzato da un’anormale risposta immune della mucosa alla gliadina. Identifichiamo, quindi, alcune forme di celiachia:
La forma grave o enteropatia severa glutine-dipendente: è la versione istologicamente classica, dove l´atrofia villare è considerato il segno clinico fondamentale, con markers immunoistochimici, cellule T della mucosa attivate, infiltrato infiammatorio di gamma/delta cellule, anticorpi antiendomisio nel siero. Le manifestazioni cliniche e i sintomi sono:
1. quelli dipendenti dalla malnutrizione e dal malassorbimento (anemia, osteoporosi);
2. quelli dipendenti delle patologie autoimmunitarie (interessamento di articolazioni, fegato e sofferenza epatica);
La forma “mild-gluten enteropathy”, caratterizzata da un low-grade pathology. In questi soggetti non sono presenti tutti gli elementi che invece caratterizzano la forma severa o grave. E´presente solitamente l´infiltrazione intraepiteliale e l´iperplasia delle cripte e spesso lesioni a tratti della mucosa. Gli EMA circolanti, ed i markers immunoistochimici gamma/delta + T cellule non sono presenti in tutti i pazienti intermedi;
l’ultima categoria è quella dei soggetti detti glutine-sensibili, ossia sensibilizzati al glutine.