Nel nostro regime alimentare è indispensabile la presenza del pesce poiché esso rappresenta la principale fonte di acidi grassi omega 3; infatti, la maggior parte dei nutrizionisti e dietologi italiani ne consigliano un consumo regolare a settimana (almeno due porzioni). Tuttavia, pare che negli Stati Uniti gli esperti non la pensino proprio così tanto che gli stessi consigliano alle donne di limitare l’apporto di pesce durante una gravidanza, non superando i 340 grammi alla settimana. A tal proposito, sono stati valutati i possibili benefici e rischi dei diversi livelli di assunzione di pesce nel corso di una gravidanza, valutandone gli effetti sullo sviluppo del bambino. Il campione preso in analisi è piuttosto vasto (11.875 donne gravide); tutte le pazienti hanno compilato un questionario di frequenza alimentare attraverso il quale è emerso il consumo di frutti di mare nel corso delle prime trentadue settimane di stato interessante (periodo che va sotto il nome di gestazione). I giudizi emersi sull’assunzione di pesce inferiore a 340 grammi alla settimana sono stati piuttosto chiari: i futuri bebè delle mamme in dolce attesa saranno distinti per Q.I. (quoziente d’intelligenza); è emerso, infatti, che le mamme le quali hanno assunto un quantitativo settimanale di pesce superiore ai 340 grammi consigliati avranno dei bimbi con un quoziente d’intelligenza più elevato, mentre, le mamme che hanno consumato meno razioni settimanali di pesce (inferiore ai 340 grammi), avranno dei bambini con un quoziente di intelligenza inferiore, ovvero bambini con intelligenza verbale inferiore. In conclusione, lo studio condotto su un campione di 11.875 donne gravide ha messo in luce che il consumo dei frutti di mare inferiore ai 340 grammi alla settimana da parte delle future mamme non ha portato a proteggere i nascituri da possibili rischi sullo sviluppo del bambino ma, al contrario, l’assunzione di razioni maggiori di pesce e frutti di mare in genere (che superino i 340 grammi a settimana) hanno registrato effetti benefici sullo sviluppo del bambino. Dallo studio, quindi, sono state tirate le prime somme di valutazione e la conclusione è stata univoca: gli esperti suggeriscono di non limitare il consumo di pesce poiché ciò potrebbe rivelarsi particolarmente dannoso. Alla luce degli studi condotti, dunque, i governi dovrebbero incoraggiare le donne in gravidanza a consumare almeno due porzioni di pesce alla settimana così da ridurre nei loro nascituri il rischio di sviluppare disordini cerebrali: questo è quanto hanno sostenuto un gruppo di nutrizionisti esperti. Non a caso, studi recenti hanno dimostrato che gli acidi grassi omega 3 presenti nel pesce sono di estrema vitalità per il corretto funzionamento della nostra attività cerebrale ma, al momento, il sostegno dei governi è alquanto insufficiente. Per questo, i ricercatori hanno lanciato un appello al comitato di consulenza scientifica della Food Standards Agency chiedendo, appunto, di rivedere i loro consigli in campo nutrizionale: i ricercatori sostengono che le donne in gravidanza dovrebbero consumare tre razioni di pesce alla settimana. Tuttavia, a limitare l’assunzione di pesce tra le giovanissime e le donne in età fertile è la generale preoccupazione della presenza di sostanze nocive, come mercurio e diossine, alloggiate nei nostri pesci. A spezzare, ancora una volta, una lancia a favore dell’alimentazione ricca di acidi grassi omega 3 è stato il professor Jack Winkler, direttore della Nutrition Policy Unit della London Metropolitan University, il quale ha tenuto un’importante conferenza alla Royal Society of Medicine di Londra; l’emerito professore sostiene che i benefici dell’olio di pesce siano di gran lunga superiori agli eventuali rischi. Le parole del professor Winkler, quindi, hanno messo in chiaro il fatto che i rischi
dovuti alla mancanza di sostanze nutritive nel regime alimentare sono maggiori rispetto al rischio che potrebbe essere provocato dalle sostanze nocive presenti nei pesci. In merito alla questione, la Food Standards Agency è intervenuta dichiarando che i loro consigli sul consumo di olio di pesce nel corso di una gravidanza si basano su una revisione del 2004 che coinvolge due comitati scientifici indipendenti che hanno valutato i benefici nutrizionali del pesce azzurro contro i possibili rischi. Dal canto nostro, prendendo una posizione in merito alla tanto dibattuta questione, consigliamo un elevato consumo di pesce poiché gli acidi grassi omega 3 sono una vero e proprio toccasana per il nostro organismo. Gli acidi grassi omega 3 sono contenuti in diverse tipologie di pesce, quali merluzzo, pesce spada, sgombro, salmone, tonno, trota. Gli omega 3 sono degli acidi grassi polinsaturi di carbonio, ovvero sono degli acidi grassi che concorrono alla realizzazione delle membrane cellulari e ne sono protagonisti di tante azioni e reazioni come la riduzione in circolo dei trigliceridi, miglioramento del ritmo cardiaco evitando l’insorgenza di scompensi cardiaci.
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