Home Medicina convenzionale - News Perché alti livelli di omocisteina nel sangue sono pericolosi?

Perché alti livelli di omocisteina nel sangue sono pericolosi?

11 min read
1
0
312

Livelli eccessivi nel sangue dell’aminoacido omocisteina sono considerati negli ambienti scientifici di tutto il mondo più pericolosi del colesterolo nella formazione della placca aterosclerotica.
Purtroppo il nostro servizio sanitario nazionale, in esigenza di spending review , non concede in convenzione questo tipo di analisi e quindi per verificarne i livelli bisogna pagare circa 20 euro nei laboratori competenti.
Abbiamo raccolto per voi altre notizie pubblicate tra il 2010 e il 2015  su proprietà e funzioni metaboliche dell’omocisteina.

L’Omocisteina può aumentare il rischio di contrarre l’ Alzheimer

Elevati livelli nel sangue di omocisteina (un aminoacido), sembrerebbero provocare un aumento del rischio del morbo di Alzheimer. La notizia arriva dalla Boston University, dove un gruppo di ricercatori ha analizzato 1092 soggetti sani (667 donne, 425 uomini) con un’età media di 76 anni, prelevati da un’ulteriore ricerca epidemiologica in corso da decenni, nota con il nome di “Framingham”. Gli studiosi hanno paragonato i livelli di omocisteina misurati prima e dopo 8 anni di indagine, tenendo conto anche dell’età, del sesso, del genotipo, dei rischi per malattie cardiovascolari e dei livelli nel sangue delle vitamine B12, B6 e B9 (acido folico). Al termine dello studio hanno sviluppato la malattia di Alzheimer 111 dei 1092 soggetti analizzati. In particolare, il rischio di sviluppare la demenza è risultato più alto di circa il 60% nei soggetti che avevano evidenziato un aumento dei livelli di omocisteina a distanza di 8 anni, rispetto al resto dei pazienti (con valori di omocisteina nella norma). L’omocisteina è un aminoacido, cioè una sostanza necessaria per la sintesi delle proteine. Per prevenire il rischio di Alzheimer, quindi, via libera alla dieta mediterranea, ricca di carboidrati, frutta, verdura e povera di grassi di origine animale.

 

Frutta e legumi per abbassare i livelli di omocisteina

Un gruppo di nutrizionisti dell’università di Otago, in Nuova Zelanda, ha svolto una ricerca che evidenzia il rapporto tra vegetali, legumi, cereali, banane, arance, mandorle e semi oleosi in genere, e una netta riduzione dell’omocisteina, una sostanza che si forma nel normale metabolismo dell’aminoacido cisteina e che provoca, quando i suoi livelli sono elevati, un rischio per le malattie cardiovascolari e per la depressione. Infatti, poiché i livelli di omocisteina sono controllati dalle due vitamine del gruppo B, un loro basso livello può causare un aumento della omocisteina. Quindi, concludono i ricercatori neozelandesi, una dieta ricca di frutta e verdura (in grado di apportare grandi quantità di vitamine, anche del gruppo B) è fondamentale nella cura della depressione.

Livelli elevati di omocisteina?  Attenzione al cuore e alla memoria

E’ stata pubblicata sulla rivista “American Journal of Clinical Nutrition” una relazione dalla quale emerge che elevati livelli di omocisteina nel sangue sono collegati ad un fattore di rischio cardiovascolare e ad una scarsa capacità di ricordare le parole nelle persone anziane. I ricercatori della Tuffs University di Boston, hanno riscontrato infatti che oltre ad essere strettamente legati ad un maggiore rischio di ictus e problemi cardiaci, elevate concentrazioni di omocisteina nel sangue sono associate ai risultati scarsi di alcuni test sulla memoria. L’omocisteina è un aminoacido che si forma in seguito ad una perdita di un gruppo metilico da parte della metionina, aminoacido essenziale che deve essere introdotto con la dieta. Un suo aumento è determinato dalla carenza di vitamine del gruppo B (soprattutto acido folico, ma anche vitamine B6 e B12). Per questo motivo la somministrazione di acido folico diventa indispensabile nelle persone ad alto rischio vascolare. Negli alimenti lo si trova in abbondante quantità: nelle foglie verde scuro, nel lievito, nel germe di grano, nei fagioli. Oggi, si pensa che un introito di folati superiore a 400 mcg/die assicuri una omocisteina normale. Per quanto riguarda, invece, l’omocisteina e una scarsa capacità di ricordare le parole nelle persone anziane è stato condotto uno studio su degli ultrassessantenni ai quali era stato chiesto di ricordare le parole: mela, tavole, centesimo, oltre ad un breve racconto. Ebbene, ad analisi terminata, solo il 30 per cento dei soggetti con valori di omocisteina elevati hanno dimostrato capacità di memorizzazione. I ricercatori hanno inoltre evidenziato che la capacità di ricordare un racconto era influenzata da livelli di folato nel sangue, e più erano elevati i livelli e migliore era la loro capacità di ricordare.

Falsi miti sul caffè – Il caffè ed i livelli di omocisteina

Il rapporto, invece, tra caffè e patologie cardiovascolari è piuttosto ambiguo. In tre studi osservazionali sui rapporti fra caffè e omocisteina (aminoacido che in quantità elevate nel sangue segnala un rischio di ictus e di infarto) pubblicati sul Clinical Nutrition, solo in uno vi è stata una evidenza statisticamente significativa degli effetti negativi del caffè, mentre in generale è emerso che la caffeina pur essendo antagonista della vitamina B6 non è la causa dell’aumento di omocisteina nel sangue.

Perché alti livelli di omocisteina nel sangue sono pericolosi?Viene citata la leggenda di un pastore che ha osservato come le sue pecore dopo aver brucato le piante di caffè danzavano in gruppo: le ha provate anche lui e si è messo a danzare con gli ovini! Una tazzina di caffè contiene circa 5 cg di caffeina e la sua azione eccitante, che si protrae da una a due ore dopo averla bevuta, agendo sul sistema nervoso cerebro-spinale provoca un risveglio delle facoltà mentali, allontana la sonnolenza e la stanchezza. Non è vero invece che il caffè, come è emerso da diverse ricerche, protegge dal cancro colonrettale. Infatti, un nuovo studio svedese pubblicato su “Gut” smentisce i risultati precedenti e afferma che è prematuro considerare il caffè protettivo: non c’è alcuna associazione tra il consumo di caffè e questo tipo di tumore. Prendendo in considerazione anche altri tipi di alimenti, Paul Terry e colleghi hanno esaminato i dati di oltre 61 mila donne tra i 40 anni e i 74 anni che consumavano caffè in dosi variabili. Nella fase di osservazione durata in media circa nove anni, le donne che bevevano quattro o più tazze di caffè al giorno non sono risultate a minor rischio rispetto a chi non lo beveva. Inoltre, secondo studi recenti, pubblicati sull’American Journal of Epidemology emerge che non è vero che il caffè fa male al fegato, anzi fra gli alcolisti che bevono caffè il rischio di cirrosi epatica si riduce di un quinto rispetto a quanti hanno rinunciato a berlo.

Load More Related Articles
Load More By Giulio Torrente
  • Che cosa è il ritmo circadiano – Premio Nobel 2017

    Che cosa è il ritmo circadiano? Riassumiamo molto brevemente cosa è il ritmo circadiano. S…
Load More In Medicina convenzionale - News

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Check Also

L’elisir di lunga vita…

L’elisir di lunga vita per bambini e anziani… Il Dottor Linus Pauling 1901-199…