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Risolvere la calvizie: l’autotrapianto

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Insicurezza, difficoltà a relazionarsi con gli altri, paura di uscire di casa. Non sono le conseguenza di una grave patologia psicologica ma di qualcosa che, almeno a prima vista, può passare inosservato: la caduta dei capelli. Solo chi ha lo stesso problema riesce a comprendere appieno il disagio provato da chi è affetto da calvizie. Ciò quindi influisce in modo molto marcato sull’equilibrio psicofisico di alcune persone.

Oggi però esistono diverse tecniche che permettono di ridurre o addirittura eliminare il problema della calvizie: una di queste, la più all’avanguardia, è certamente l’autotrapianto.

I nuovi rimedi: l’autotrapianto

L’autotrapianto è però a tutti gli effetti un vero e proprio intervento chirurgico e pertanto richiede un’oculata valutazione da parte del medico, anche perché l’autotrapianto si basa proprio sulla scelta dei capelli “migliori” da impiantare. Detta scelta può essere effettuata solo dopo una attenta visita medica da parte di uno specialista, il quale individua ciò che in gergo tecnico è detta “corona ippocratica”, cioè le zone della testa ove i capelli risultano essere di qualità differente rispetto agli altri presenti sul capo e quindi più resistenti alla caduta. La “corona ippocratica” è solitamente localizzata nella zona della nuca e sopra le orecchie ma in alcuni casi però sono stati prelevati e reimpiantati anche bulbi piliferi provenienti dal petto o da altre zone del corpo.

I capelli presenti sulla nuca e sulle orecchie infatti sono più resistenti all’azione del diidrotestosterone, l’ormone responsabile della caduta dei capelli.

L’osservazione medica precedente all’intervento però ha anche un’altra importante finalità: quella di escludere qualsiasi controindicazione dovuta ad esempio a problemi cardiovascolari, difetti di coagulazione o diabete non trattato. Altri problemi che possono costringere lo specialista a rimandare l’intervento sono ad esempio infiammazioni o malattie del cuoio capelluto, come infiammazioni fungine.    

Bentornati, capelli!

L’effetto dell’autotrapianto è del tutto naturale, dato che si tratta di capelli “veri”, ottenuti dal prelievo di bulbi piliferi donati dallo stesso paziente che si sottopone all’intervento. Ciò a patto, ovviamente, di rivolgersi a tecnici qualificati.

Le fasi dell’intervento

La prima fase è quella del prelievo. Tale operazione si esegue in anestesia locale, praticata tramite un’iniezione molto leggera sotto la cute. Fatto ciò, si asporta una piccola porzione di cuoio capelluto contenente i bulbi.

Dopo il prelievo, la parte dove questo è stato fatto viene suturata con una tecnica particolare (detta tricofitica) che consente ai capelli di ricrescere all’interno della cicatrice, rendendola invisibile.

Poi, la parte di pelle che è stata asportata viene attentamente analizzata al microscopio e poi sezionata per ottenere gruppi di 3 o 4 bulbi piliferi: le unità follicolari.

Le unità costituite da un solo bulbo vengono invece utilizzate per la ricostruzione della parte frontale, mentre quelle con più bulbi, solitamente per la parte superiore o posteriore della testa.

La seconda fase è la più delicata in quanto è la fase del trapianto vero e proprio. Prima di effettuarlo però viene anestetizzata anche la parte calva. Anche in questo caso l’anestesia è molto leggera e il più delle volte praticata con iniezione di xilocaina. La persona infatti resta sveglia per tutta la durata della seduta.

Il medico poi, grazie ad aghi di varie dimensioni, inizia a praticare minuscoli forellini sulla parte calva, le cui dimensioni sono scelte in base alla grandezza dei bulbi da inoculare. Poi, con speciali pinzette, si passa manualmente a riempire tali fori con le unità follicolari precedentemente asportate. La pelle si richiude subito dopo che il bulbo è stato inserito. la durata delle sedute vari in base al numero di bulbi da trapiantare. Mediamente, un medico esperto in trapianti impiega dalle 4 alle 5 ore per trapiantare circa 5.000 bulbi, risolvendo il problema della calvizie con una sola seduta.

Al termine di queste due fasi, la testa viene lavata con soluzione fisiologica e asciugata. Il paziente può subito tornare alla vita quotidiana: non gli resta che attendere che i capelli gli ricrescano. Per i primi 10 giorni però il paziente deve assumere degli antibiotici e, trascorso questo periodo, ritornare dal medico per farsi togliere i punti di sutura. In corrispondenza dei bulbi innestati si formano piccole croste che cadono in 4 o 10 giorni. Dopo 3 o 4 mesi cominciano a vedersi i primi risultati: i capelli iniziano a ricrescere .

 

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