La saccarina

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Primo tra i dolcificanti artificiali, scoperto nel 1879 da Ira Remsen e Constantin Fahlberg della Johns Hopkins University, la saccarina è stata per secoli l’unico dolcificante utilizzato ed impiegato negli alimenti.

Detta anche sulfimide benzoica, la saccarina ha un potere dolcificante 500 volte superiore al saccarosio – anche se vi è una netta discordanza tra le varie fonti, secondo alcune delle quali il suo potere dolcificante sarebbe pari a 300 volte – pur tuttavia presentando un retrogusto amaro parecchio sgradevole, specialmente ad alte concentrazioni, ed a seconda dell’effettiva sensibilità personale del consumatore.

Come appena accennato, il potere dolcificante della saccarina venne scoperto ad opera di Constantin Fahlberg, nel 1878: lo studioso, mentre si trovava a cena con la moglie, assaggiando del pane ne sentì immediatamente un sapore prima molto dolce e subito dopo con un retrogusto tendente all’amaro, mentre la moglie non notò nulla di strano. Fahlberg ricordò di esser venuto a contatto con diversi composti in laboratorio, così, facendo alcune prove, trovò che la sostanza era un prodotto di ossidazione del o-toluenesulfonamide. Brevettò nel 1874 la sua scoperta, che divenne di grande importanza soprattutto – come possiamo ben immaginare – per le persone affette da diabete mellito, anche grazie al fatto che saccarina non viene metabolizzata dall’organismo e viene eliminata principalmente con le urine. 

Nonostante questo, essa non ebbe un grande successo agli inizi della sua scoperta: per un certo periodo di tempo, almeno fino al razionamento dello zucchero avvenuto con la prima guerra mondiale, l’uso e la diffusione di questo dolcificante era abbastanza limitato, ed ha iniziato ad estendersi solo a partire dagli anni sessanta e settanta tra le persone sottoposte a regimi alimentari.

Oggi, invece, essa è una tra i dolcificanti maggiormente utilizzati, soprattutto offerta nei bar e nei ristoranti in sostituzione dello zucchero ed usata nelle versioni “light” delle bibite gassate, nonostante le controverse dichiarazioni sulla sua presunta pericolosità.

Per un periodo di tempo, infatti, la saccarina è stata largamente considerata dannosa e nociva per la salute dell’uomo, anche a partire da recenti studi che hanno evidenziato che la saccarina nel ratto, somministrata in dosi superiori all’ 1% in peso, può provocare cancro alla vescica: nel 1977 (l’anno relativo a questi studi) la saccarina è stata tolta dal commercio in Canada, anche se diverse furono le proteste da parte dei consumatori che in quel periodo potevano sostituire il comune zucchero solo con questo composto. Inoltre, gli studi effettuati nel 1977 furono criticati per via delle altissime dosi di saccarina date ai ratti, un valore ritenuto assolutamente irrealistico per un normale consumatore: il potenziale effetto cancerogeno della saccarina, infatti, si può presentare ad altissime dosi, tuttavia è possibile che essa possa promuovere tumori in presenza di altre sostanza carcinogene. 

Altri eventuali effetti collaterali di questo dolcificante sono: manifestazioni allergiche soprattutto nei bambini, orticaria, prurito, dispnea, diarrea, tachicardia ed eruzioni cutanee con papule.

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